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| Tutti parlano sempre dell’importanza di imparare dai nostri errori, tuttavia la maggior parte delle persone non imparano dai propri errori, continuano a fare sempre gli stessi.
Perciò non possiamo dedurre che si impara dai propri errori semplicemente perché si fanno, ma invece che gli errori offrono una maggiore possibilità di osservare l’auto inganno che sta alla fonte di quell’errore.
Tutti fanno errori, la cosa migliore da fare e’ assicurarsi di fare sempre errori diversi.
Fare continuamente errori diversi è un’evidenza del fatto che stiamo imparando qualcosa, ma se non riusciamo a fare sempre errori diversi, possiamo riconoscere i nostri errori, considerarli, e riconoscere come e perché ci rifiutiamo di agire in modo diverso.
Essere capace di ammettere i propri errori è un’abilità molto importante.
La grande domanda che ho è: gli individui sono sviluppati spiritualmente al punto da ammettere che hanno fatto un errore? Da provare a rimediare e a imparare quello che c’è da imparare? Oppure razionalizzano? Ci sono troppi casi in cui si razionalizza.E' una delle lezioni spirituali che ho imparato, ed è anche una lezione psicologia: prima ammetto un errore meglio è.Prima posso dire "non capisco" o "ho fatto la cosa sbagliata", più sarà facile. Più lo ritardi, più razionalizzazioni fai, più scuse metti, più aumenti la tua illusione, più di metti nel samsara.
Quando si ammettono i propri errori e quando si usano al servizio del raffinamento del proprio lavoro spirituale, non sono un problema: anche dei grandi errori vanno bene se si impara qualcosa da essi e si va avanti.
È molto importante non sprecare troppo energia sui piccoli errori che si fanno perché nella vita si faranno inevitabilmente grandi errori, ed è meglio risparmiare l’energia per affrontare i grandi errori quando arrivano.
“lo scopo non è una performance perfetta” disse un maestro di danza ai suoi allievi “quello che rende un danzatore bravo è il sapersi riprendere in modo impeccabile quando fa un errore”!
ciao
simonetta
(tratto da "tra cielo e terra" di Mariana Caplan)
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