come trovare le proprie piante "alleate" e come servirsene

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.:etta:.
view post Posted on 9/6/2008, 16:46




Come trovare le proprie piante “alleate” e come servirsene.

“L’astro sarà curato con l’astro”.
Paracelo

Simbolo e sintomo
Queste due parole hanno qualcosa in comune: la loro prima sillaba deriva dal greco syn che vuol dire “insieme”. Simbolo deriva dal greco syn-ballo che significa “tengo”, “ raccolgo” insieme molteplici aspetti, diversi punti di vista da cui si può considerare un’immagine simbolica, anche contradditori, per esempio abbiamo visto attinenti all’archetipo plutonico sia Eros che Thanatos.
Sintomo invece deriva da syn-pipto che indica il cadere, l’accadere insieme di vari accidenti, avvenimenti.
Il sintomo accade, ci cade tra i piedi per “caso” (parola che anch’essa deriva da verbo “cadere”) per mero e non significante accidente? Oppure indagando nelle pieghe dell’insieme dei suoi eventi, possiamo spiegarlo? Capire dove sia caduto, che messaggio ci porti e che direzione ci indichi , dove ci voglia portare, quale ne sia il senso. Insomma vogliamo provare a ricondurlo alla complessa sostanza umana da cui emana o si tratta di un casuale fenomeno separato? Si tratta di una malattia o di un uomo malato.
In genere guardiamo al sintomo come a una sorta di tegola cadutaci inspiegabilmente tra capo e collo, poniamo questo oggetto nelle mai dello specialista in “tegole” il quale cerca di farci dimenticare la “tegola” alleviandoci il dolore e tenta di spiegarne la causa: magari una folata di vento, un tetto sconnesso, una nostra costituzionale “sfiga”. Non è molto, soprattutto perché questa causa assomiglia molto al “caso”, e così via , indefinitamente.
Per l’erboristeria archetipa, che considera archetipici quei particolari “sintomi” vegetali che chiamiamo piante, anche le “tegole”, i malanni, i loro sintomi, sono archetipici , e l’insieme dei fenomeni, degli accidenti che gli danno corpo ce ne spiega, un po’ come nei miti, l’archetipo. Il nostro approccio cerca di restituire al sintomo la sua soggettività, di restituire al fenomeno somatico la sua dimensione psichica.
Fra l’approccio alla “tegola” dello specialista della medicina ufficiale e quello della nostra impostazione archetipica corre un po’ la stessa differenza che caratterizza l’astronomia e l’astrologia: la prima investiga il cielo per descrivere i fenomeni astrali, la seconda ne investiga i significati. Per la prima, come per la medicina ufficiale, la stella è un sintomo, mero accidente; per l’astrologia, come per il nostro saggio, quell’astro è un archetipo, sintomo e simbolo contemporaneamente.
Da questo punto di vista un astro, come una pianta o una malattia non sono meri accidenti, ma, lo ripetiamo, sintomo e simbolo contemporaneamente.
La polarità psichica del sintomo ci consente intuitivamente di investigare il senso, la direzione, cosa ci vuol dire, a che fine ci vuole portare, Ad esempio un raffreddore, un mal di gola, una bronchite, che con un po’ di febbre ci costringono a l calduccio del letto, ci isolano dal nostro abituale contesto di attività, di lavoro, di comunicazione con gli altri. E questa interruzione dello stress quotidiano, questo forzato riposo, in definitiva è la terapia.
Se avessimo prestato attenzione e dato ascolto a qualcuno dei segnali che probabilmente hanno preceduto il sintomo, a quella parti di noi che accusava eccesso di stress e invocava una sosta, un riposo, un po’ di silenzio, probabilmente il sintomo non avrebbe avuto ragione e scopo di manifestarsi.
Dal nostro punto di vista ogni sintomo è contemporaneamente uno specchio simbolico in cui la nostra coscienza può rispecchiarsi, prendere coscienza di sé.
Il sintomo, in questo caso,denuncia uno squilibrio delle funzioni mercuriale che attengono al sistema respiratorio (raffreddore – bronchite), alla comunicazione e in particolare a quella verbale (mal di gola). L’eccesso di stress (urano) ha abbassato le nostre difese immunitarie, ci ha reso vulnerabili a una aggressione batterica e ci costringe a una comunicazione essenziale e al riposo, all’immobilità (qualità saturnie, come sappiamo).
Facendo un’anamnesi simbolica possiamo dire che il Saturno in noi ci aveva in qualche modo chiesto di non essere troppo trascurato, di essere anche lui celebrato concedendogli tempo, sacrificandogli un po’ della nostra frenesia. Ora siamo costretti a farlo, volenti o nolenti. Il sintomo ci narra simbolicamente tutte queste cose. Se noi avessimo preso per tempo coscienza delle nostre “necessità saturnine” e magari ci fossimo presi qualche giorno di vacanza per andare, per esempio, alle terme di Saturnia, probabilmente il sintomo non avrebbe avuto motivo di esistere, non avremmo avuto bisogno del suo specchio somatico per soddisfarne le richieste psichiche. Ma poiché il sintomo c’è, allora ci mettiamo a riposo, sacrifichiamo, ciè rendiamo sacro il nostro tempo a Saturno: e se gli saremo grati per questa opportunità, finalmente, di riposo, il sintomo scomparirà velocemente,guariremo più rapidamente poiché la gratitudine ci avrà concesso di integrare meglio nella nostra coscienza il suo contenuto simbolico.
Possiamo completare questa presa di coscienza includendo in una pozione erboristica tutte le funzionalità planetarie coinvolte nel nostro sintomo: possiamo utilizzare una pianta saturnina come il pino silvestre o il pino mugo per le loro proprietà balsamiche, antisettiche, espettoranti e fluidificanti delle secrezioni bronchiali ; possiamo aggiungere una pianta mercuriana come la lavanda, anch’essa indicata per le affezioni delle vie respiratorie e capace di rilassare i nostri nervi stressati; possiamo infine completare il tutto con una pianta iraniana come la liquirizia per le sue virtù anti stress, antinfiammatorie immunostimolanti.
E’ dunque in questi termini che dobbiamo ragionare, o meglio esercitare la nostra intuizione e il pensiero analogico, se vogliamo cercare le nostre “piante alleate”.
Possiamo partire dai pianti che governano il nostro segno di nascita e l’ascendente, o comunque da quelli che risultano dominanti e particolarmente significanti nel nostro quadro astrale e scegliere fra le piante medicinali analoghe quelle che ci sembrano più congeniali al sintomo. Oppure possiamo partire come nell’esempio appena fatto dal sintomo, dal raffreddore, da una certa disfunzione psicosomatica e planetaria, per cercare tra le piante quelle analoghe alla funzione planetaria-psicosomatica che intendiamo equilibrare.
Se, ad esempio siamo troppo pallidi, anemici, se nelle nostre arterie scorre un sangue povero del rosso ferro dell’emoglobina, se il ferrigno e rosso Marte troppo poco si è incarnato in noi, allora ci sarà di soccorso una pianta che viceversa ne sia ben provvista. Una pianta come l’ortica, ad esempio, una pianta urens,come dice il suo nome scientifico, ricca di fuoco, e perciò capace di tonificare con il suo calore la circolazione del nostro sangue e aumentare così il ritmo della sua ossigenazione. Una pianta in grado di fornire a quel maggiore ossigeno migliori opportunità di fissarsi dentro il ferro di cui essa è parimenti ricca. L’ortica è dunque una pianta marziana capace di favorire una maggiore presenza di emoglobina nel nostro sangue, una migliore incarnazione in noi di Marte, il suo archetipo. L’ortica ci ha così ricordato il segno, il simbolo di cui eravamo smemorati, carenti. Anche qui, come abbiamo fatto per il “raffreddore-mal di gola-bronchite”, siamo partiti dal sintomo: una disfunzione marziana, e fra le piante marziane abbiamo scelto l’ortica. Ma potevamo partire anche dalla funzione planetaria dominante nel segno o nel quadro di nascita, e nel caso fosse, ad esempio Saturno, avremmo magari scelto tra le piante saturnie l’equiseto, per le sue virtù emopoietiche. Potremmo anche utilizzarle tutte e due queste piante,le loro funzionalità planetarie, in sinergia. Se il sintomo si presenta correlato a eventi e periodi particolarmente critici della nostra vita, traumi,stress,potremmo aggiungere a queste piante anche piante uraniante e adattogene come il ginseng o, ancora, la liquirizia, che oltre a rendere più gradevole al palato il nostro composto consente un più efficace assorbimento di quei nutrienti che stiamo fornendo all’organismo affinché ritrovi armonia e interezza delle sue funzioni, salute.
In tal modo avremo costruito una pozione (ortica+equiseto+ginseng e/o liquirizia) che non è solo una tisana, un mix di tinture madri o oli essenziali, ma anche un rituale celebrativo degli dei, delle funzionalità planetarie di cui ci narra il sintomo. Non ingurgiteremo allora senza attenzione e consapevolezza la solita pillola, ma attiveremo anche i nostri “ricettori psichici”, coinvolgendo nella terapia anche quella parte simbolica e psichica che ci rispecchia il sintomo.

Tratto da “erboristeria planetaria”
Di Ferdinando Alaimo

ciao
simonetta
 
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